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Portogallo: 12 posti dove mangiare tra Lisbona e Porto

pasteis de nata lisbona
pasteis de nata lisbona

In Portogallo si stappano 62 bottiglie di vino pro capite all’anno (in Italia ci fermiamo a 45). Ovunque vi troviate in Portogallo, il mare – pardon, l’oceano – non è mai a più di tre ore di macchina. Capite bene che in un Paese del genere si vive bene, si beve bene e… si mangia bene. Oggi vi parlo proprio del cibo mangiato in Portogallo, nel viaggio tra Lisbona e Porto. Iniziamo sfatando un mito. Vi diranno di andare a Belém ad assaggiare “i veri” pasteis de nata e voi non andateci.

Saranno anche nati lì, ma quelli della Antiga Confeitaria de Belém purtroppo non sono i più buoni. Probabilmente a causa del boom di notorietà (ne vendono 20mila al giorno) la qualità ci ha rimesso. La crema all’interno del cestino di sfoglia è pallida e poco gustosa. La sfoglia poi è unta di burro ma dura. Niente a che vedere con la sfoglia calda e friabile dei pasteis mangiati al caffè A Brasileira do Chiado. La crema saporita e ricca di vaniglia straborda dal cestino burroso che si sfalda al primo morso. Meravigliosi.

Pasteis de nata, Café A Brasileira do Chiado

Se passate da Belém la vera chicca è il giardino botanico tropicale. E poco più in là (ma non pochissimo: 29 minuti a piedi) la Lx Factory, un agglomerato di localini e negozi moderni in un contesto industriale riqualificato e fighissimo.
Qui trovate anche Landeau, famoso per la sua torta al cioccolato. Non farei la deviazione apposta, ma se vi trovate lì e avete un chocolate craving sicuramente è da assaggiare. Una base di torta al cioccolato più “solida” ricoperta da uno strato di mousse “very decadent”. Molto buona.

lx factory lisbona
LX Factory

Agevolo una lista di altri posti dove mangiare bene a Lisbona e in giro per il Portogallo fino a Porto, corredati da qualche consiglio su quali piatti ordinare. Un’avvertenza fondamentale: in Portogallo il coriandolo è una spezia (disgraziatamente) molto diffusa, se lo detestate – perché il coriandolo si può solo amare o, più probabilmente, detestare – precisate di non volerlo.

LISBONA

  • I gamberi fritti di Ominhoto, nel cuore del Bairro Alto. Vengono serviti bollenti in un padellino con il loro sughetto. Potete fare la scarpetta con il pane, bianco e morbidissimo, che vi arriverà non appena seduti al tavolo insieme alle olive.
  • La cozinha do chef del Mercado da Ribeira: il consiglio è provare i pratos do dia che cambiano ogni giorno. In particolare, da Alexandre Silva il risotto di anatra e arancia e da Marlene Vieira la pancia di maialino croccante, il polvo a lagareiro e il roastbeef. Se poi volete un dessert, nella gelateria Gelato Davvero dentro al Mercado hanno il gusto Basilico.
  • Se invece siete in vena di brunch a Lisbona andate da FOOD. Mercearia Biológica. Le poached eggs con salmone affumicato e salsa hollandaise su pan briochè sono buonissime.
  • Sol e pesca ha l’aspetto di una cambusa ed è letteralmente foderata di scatole di sardine. Affaccia su una delle strade centrali della movida del Cais do Sodré ed è l’ideale per uno spuntino a base di sardine (ce ne sono veramente di tutti i tipi) e un bicchiere di vino bianco fresco e leggero.
  • Madame petisca è un rooftop che si trova di fianco al Miradouro de Santa Catarina. Salite qualche piano di scale e vi ritroverete in una terrazzina con vista sul Tago che si unisce all’oceano e, naturalmente, con vista sul tramonto. Bevete un gin tonic mentre aspettate i vostri torricados, “bruschette” straripanti di baccalà e spinaci oppure insalata, gamberi fritti e brie. Spaziali.

PORTO

  • Se venite a Porto dovete assolutamente andare da Bop Café. É una tavola calda in stile americano aperta dalla colazione fino a mezzanotte. I loro brownie serviti caldi sono una vera coccola. Se invece avete voglia di salato andate sul sicuro con il loro hamburger con pollo fritto.
  • Per un’alternativa più healthy c’è Nola Kitchen, sempre aperto fino a tardi. Un’accoglienza calorosa e gentile e piatti leggeri. Hanno una grande varietà di frullati e bevande naturali, ma anche una torta al cioccolato fondente ideale per vanificare i precedenti sforzi di salubrità e leggerezza.
  • Sempre per il filone healthy e sostenibile c’è Manna, un posto dove mangiare, leggere e acquistare libri e prodotti artigianali.

ESTREMADURA E RIBATEJO

  • La Tasca do Tintin è la classica osteria di paese all’angolo sulla strada principale. Affidatevi al proprietario per la scelta del vino perché se venite qui non potete non prendere il vino. Circondati da persone del posto, gustatevi il vostro pesce o la carne (ma evitate il bife da casa) innaffiati da quantità generose di fantastico vino portoghese.
  • Bica da Lagoa. Questo locale a pochi minuti dalle spiagge è una perla nascosta. Dall’arredamento potrà sembrarvi un bar qualunque ma andate oltre le apparenze e sedetevi per mangiare del pesce incredibilmente semplice e buono: le ameijoas à bulhao pato (vongole) pescate nella laguna e i loro gamberi fritti.

Qui c’è il LINK ALLA MAPPA con tutti i posti che vi consiglio. Boa viagem e… buon appetito.

I fuori carta de “I conti con l’oste”, il podcast di Tommaso Melilli

tommaso melilli podcast i conti con l oste
tommaso melilli podcast i conti con l oste

Uno dei grandi drammi che possono capitare a un lettore è quello di finire un libro che gli sta piacendo da matti. É vero, tutti vogliamo “arrivare alla fine” e “sapere cosa succede”. Ma se stiamo apprezzando profondamente un libro, il gesto di girarne l’ultima pagina porta inevitabilmente con sé un po’ di tristezza. Uno dei libri con i quali si è verificata questa “saudade letteraria” è quello di Tommaso Melilli, I conti con l’oste. Ve ne avevo parlato in questo articolo.

Fortunatamente, questo è uno di quei casi in cui esiste la possibilità di andare avanti con il racconto e addirittura di sentirlo dalla voce dell’autore. Sì perché Melilli, dopo aver scritto il libro, si è accorto che c’era ancora qualcosina da dire e ha fatto un podcast: I fuori carta de “I conti con l’oste”.

avete presente quando leggiamo ogni singolo piatto di un menu e alla fine ci vengono sempre a dire che in realtà non è tutto perché ci sono altri tre o quattro piatti? ecco, è quello che è successo a me con questo libro e quindi ho fatto un podcast

Tommaso Melilli – I fuori carta de “I conti con l’oste”

Quattro brevi episodi per respirare l’atmosfera delle placide campagne italiane o del dopo-serata in un bistrot parigino. Per chiedersi: “che cosa ci fa stare bene in un posto?” oppure, “che cosa saremmo se fossimo un vino?”.

Siete un’annata calda o fredda? Barricati o no? Siete forse dei finti barricati? A volte bisogna dire le cose come stanno e ammettere che alcune persone sono delle bevande alcoliche a base di uva comprate al supermercato piene di solfiti e di altre cose inquietanti.

Tommaso Melilli – I fuori carta de “I conti con l’oste”

Insomma, Tommaso Melilli è bello sia da leggere che da ascoltare e la sua “voce registrata” è sagace tanto quanto quella “scritta”. Lo potete ascoltare qui.

Trattorie, tartufi e passione. Appetiti di Luca Iaccarino

appetiti luca iaccarino
libro appetiti luca iaccarino

«Ognuno di noi ha un proprio talento, io sono cintura nera di trattoria». Per parlarvi del libro Appetiti di Luca Iaccarino la prendo un po’ larga e vi cito una Ted che l’autore ha tenuto a Torino nel gennaio del 2017. Quella che avete appena letto è la frase con la quale ha esordito sul palco per poi continuare a chiacchierare spassosamente di cibo, pause pranzo e, naturalmente, trattorie.

Cosa distingue una trattoria buona da una trattoria normale? Due elementi fisici che non sono oggetti: una persona che ci sappia fare con il cibo, il cuoco. e una persona che ci sappia fare con le persone, l’oste.

Luca Iaccarino – Tedx Torino 2017

Questo preambolo perché il consiglio questa volta non è solo di lettura ma anche di “visione”. Guardare questi 8 minuti di conferenza è utile per fare qualche importante riflessione su quel luogo autentico e prezioso che è la trattoria, e per iniziare a conoscere e apprezzare l’autore di Appetiti. Ma ora veniamo al libro. Durante il lockdown del 2020, Iaccarino raccoglie diversi articoli e brevi resoconti scritti su varie riviste e pubblicazioni e ne fa un libro: Appetiti. Storie di cibo e di passione.

Appetiti è un menù degustazione fatto di quattro portate. Quattro sezioni che raccontano gli aspetti fondamentali del cibo: il lavoro, i prodotti, la società e i luoghi.

senza amici, locali, terrazze in riva al mare, campi di grano, gite in campagna, senza gli incontri, il cibo scolora. il palato funziona se è collegato al naso, alle mani, al cervello, alle persone che abbiamo accanto.

Luca Iaccarino – Appetiti

Nelle prime pagine ci porta a Modena, all’Osteria Francescana di Bottura dove veste i panni del cameriere. Sì perché quelle raccontate da Iaccarino sono tutte esperienze vissute in prima persona e spesso dietro le altrimenti inaccessibili quinte dei luoghi che amiamo frequentare.

servire nell’immaginario italiano viene ritenuto umiliante quando invece ha a che fare con l’umiltà, che è una dote preziosa e rara. servire ha a che fare con il rifuggire la superbia, non con la bassa estrazione.

Luca Iaccarino – Appetiti

Ma è già ora della seconda portata. Dopo la sezione sul lavoro arriva quella sui prodotti con un pezzo spassoso sui tartufi, o meglio, sulla “Fargo dei tartufi”. Pagine divertenti che insegnano qualcosa su luoghi e prodotti, in un racconto verace e diretto dei personaggi che di quei luoghi sono i protagonisti.

Appetiti è stato l’ultimo libro del bookclub di Cibook prima della pausa estiva. Ma chi non avesse fatto in tempo a leggerlo a giugno può tranquillamente recuperare sotto l’ombrellone. I racconti brevi e sollazzevoli che contiene sono l’ideale tra una granita e un bagno in acqua salata.

Il pollo di mezzanotte e altre ricette per cui vale la pena di vivere

il pollo di mezzanotte ella risbridger
il pollo di mezzanotte ella risbridger

Ci sono molti modi per cominciare una storia, ma questa inizia con un pollo.

Il pollo di mezzanotte tecnicamente sarebbe un ricettario ma questa etichetta gli va un po’ stretta. Questo grande libro rilegato con copertina rigida e segnalibro racchiude in realtà il racconto di una rinascita che inizia dal cibo e lo celebra. In sostanza è una lista di cose per cui vale la pena vivere: cibi, momenti, gesti, ingredienti, persone, profumi. È un libro che eleva e nobilita il comfort food e fa del cibo consolatorio uno stile di vita.

C’è una parola tedesca, Kummerspeck, che letteralmente significa “bacon del dolore”, e metaforicamente “cibo consolatorio”.
Questo libro è il libro del bacon del dolore, e il dolore, come il bacon, può presentarsi in qualsiasi forma e dimensione.
Nessun dolore è troppo piccolo per non meritarsi un po’ di bacon o qualcosa di altrettanto buono.

Il pollo di mezzanotte – Ella Risbridger

Per chi volesse cimentarsi nelle ricette del libro una premessa è doverosa: dimenticate utensili dai nomi impronunciabili e procedimenti macchinosi che durano tre giorni e tre notti: 

La cucina che troverete qui è quel genere di cucina che può uscirvi quando siete un po’ brilli. È quel genere di cucina che probabilmente viene meglio se avete una bottiglia di vino aperta e un pezzo di pane da intingere nel sugo.
È quel genere di cucina a cui non importa se ve ne dimenticate per un po’ o se non siete proprio precisi con pesi e misure. È quel genere di cucina che è lì per voi, che vi fa sentire che va tutto bene.

Il pollo di mezzanotte – Ella Risbridger

Che non si tratta di un ricettario convenzionale lo si capisce subito anche dai titoli delle ricette: Pikelets imperfetti, Ventaglietti per domeniche pigre, Marmellata per sandwich all’aperto, Samosa ineleganti. E da come finiscono alcune ricette che al termine della spiegazione del procedimento proclamano: inorgoglitevi immensamente, dopo un silenzio gratificante e appagato, godetevi lodi smisurate.

Questa cucina è meditazione, è cura e gioia, è un modo per realizzare piccoli sogni il più spesso possibile. È una cucina nella quale si impasta la rabbia, si fa lievitare il dolore, e si mettono le mani nell’impasto per trovare un senso. Tutto il libro celebra questa filosofia di vita:

Il mondo è così difficile, e la vita così breve. bisogna fare le cose belle dove si può. bisogna trasformare cose banali come i pranzi al sacco in qualcosa di glorioso e importante e che valga la pena. bisogna rendere i giorni comuni degni di essere vissuti: è questo il punto. E uno dei modi più semplici per farlo è investire un po’ di tempo in ciò che si mangia e dove lo si mangia (che in realtà significa investire un po’ di tempo nella cura di se stessi).

Il pollo di mezzanotte – Ella Risbridger

Più che un libro, quello che Ella Risbridger ha scritto è una carezza, da leggere “dopo una lunga serata di qualche lavoro stupido ma difficile“, pagine che vi capiscono e vi esortano a sedervi a tavola e mangiare “perché vi meritate una bella cena e di essere accuditi”.

Ancora un motivo per leggerlo? Questo libro contiene la ricetta della torta perfetta per il lettore:

Abbastanza solida da poterla tenere in una mano con un libro aperto nell’altra.
Ecco una torta per il fuggitivo che è in voi. Una tazza di tè, un buon libro, un piano per un’avventura e una grossa, umida e scura fetta di torta.
Questa è la torta perfetta da portare con sè in queste avventure: non si sbriciola quando la si stringe con una mano sola, ed è deliziosa, solida e appagante.

I conti con l’oste. Risate, tovaglie di plastica e il senso della vita

tommaso melilli i conti con l'oste einaudi
tommaso melilli i conti con l'oste einaudi

I conti con l’oste è stato definito “uno spaccato senza peli sulla lingua del mondo della cucina e di chi ci lavora” e assimilato a “un libro di Anthony Bourdain”. Ora, sicuramente è un libro sulla cucina, sulle trattorie e sugli osti. Ma prima di tutto è un libro sagace e divertente. Un libro fatto di una scrittura fine e precisa, con la capacità di nominare e inquadrare perfettamente certe situazioni, certi luoghi, certe persone.

Leggendolo, oltre a imparare oggettivamente qualcosa in più sul mondo delle cucine, degli chef e delle “trattorie contemporanee”, sorriderete. A volte riuscirà a farvi sollevare un lato della bocca, beffardo, altre invece riderete proprio ad alta voce. Tommaso Melilli è mosso da una passione sfrenata per le cose gastronomiche e con ironia e diplomazia riesce a rendere un sollazzo perfino i procedimenti delle ricette.

c’è un’altra cosa che, stando dietro le quinte dei fuochi tutti i giorni, mi sembra di conoscere, e cioè le persone che cucinano e quelle che mangiano, o almeno le persone quando cucinano e quando mangiano.

In realtà Tommaso Melilli, parlando di cibo, di menu, di metodi di cottura, racconta qualcosa che va molto più in là della cucina: ci parla di noi, di dialetti, della vita di provincia, di quelle generazioni un po’ deluse ma che alla fine se la sono cavata.

“Se fai un menu con pochi piatti, bisogna sempre cercare di non ripetere nulla all’interno dello stesso menu […] se c’è una cosa fritta, sarà l’unica cosa che friggo quella sera,

una cosa fritta, una marinata, una bollita, un po’ di ricordi, un po’ di rabbia, non troppa nostalgia ma comunque un po’ si, sicuramente qualcosa di piccante, non troppi rimpianti, se possibile fare arrivare a un certo punto gli indiani, ma anche un po’ di sentimenti.

Penso che il grande pregio di questo libro stia nel riuscire a partire da una tovaglia di plastica per arrivare a parlare della “cura per le cose non strettamente necessarie” che “è una delle poche certezze che ci permettono di restare umani”. La naturalezza con cui riesce a staccare frasi del genere ti fa rimanere bloccato lì, a contemplare il fatto che scrivendo di cibo e di cucina si riesce ad arrivare nel profondo.

Tutto ciò con una costante, delicata e preziosa attenzione per il femminile. Che, lasciatemelo dire, in un libro che parla delle cucine dei ristoranti, luoghi notoriamente militari e maschilisti, non si era mai vista.

I conti con l’oste ti lascia in bocca quel gradevole retrogusto di un accostamento ben riuscito. Melilli è un cuoco, ma è anche, chiaramente, uno scrittore. E di quelli bravi.

l’oste ci guarda negli occhi per capire cosa può fare di buono per noi. E c’è un motivo se ci guarda negli occhi: perché vuole capire cosa vogliamo, perché l’oste sa perfettamente che noi, cosa vogliamo, non lo sappiamo quasi mai.

Fughe al mare in primavera: 6 posti dove pranzare (bene), dal Tirreno all’Adriatico

insalata arance e finocchi quinto quarto cesenatico
insalata arance e finocchi quinto quarto cesenatico

Inauguriamo il felice periodo delle fughe al mare “giù di stagione” con qualche suggerimento gastronomico. Sei posti dove pranzare (bene) con i piedi nella sabbia, il profumo di salsedine e il rumore delle onde.

Iniziamo dalla costa ligure e a seguire quattro posticini che non potete proprio perdervi in Romagna.

Locanda Il Senatore a Lerici

Una stradina stretta e sinuosa, circondata da alberi, fiori e cespugli, vi conduce alla Locanda Il Senatore, affacciata sul mare di Lerici.
Accomodati sulla terrazza, seduti ad un tavolo con piastrelle variopinte, potete gustarvi del buon pesce baciati dal sole e con in sottofondo il rumore delle onde. Mi raccomando, non perdetevi gli antipasti.

Osteria sul mare a Marina di Massa

Il classico stabilimento balneare, palme, sdraio, cabine, ma con una cucina vista mare davvero niente male. Ricordo questi favolosi gnocchetti agli scampi mangiati al tramonto guardando il mare, con l’aria salata sulla pelle e con i piedi (quasi) nella sabbia.

Gnocchetti agli scampi all'Osteria sul mare di Marina di Massa
Gnocchetti agli scampi – Osteria sul mare a Marina di Massa

Birroteca 88 a Cattolica

Ci spostiamo sulla costa adriatica e prima di dirigerci verso Cesenatico facciamo una breve tappa a Cattolica, alla Birroteca 88.
I ragazzi che la gestiscono, fratello e sorella, vi sapranno accogliere con gentilezza vera. Qui è buono tutto, ma veramente tutto, dall’antipasto al dessert, con proposte sempre diverse e intriganti. Un’ultima cosa: la loro selezione di birre artigianali. Pazzesche!

Quinto Quarto sul porto canale di Cesenatico

Ed eccoci in Romagna, a Cesenatico. Qui di posti da consigliare ce ne sarebbero un’infinità, ma per il pranzo questi quattro non potete proprio perderveli.
Il primo di questi è l'”estensione portuale” del conosciutissimo e costiero Marè: il Quinto Quarto vi accoglie in prima fila nel porto canale di Cesenatico.
Piadine con abbinamenti insoliti e specialità regionali, passatelli e primi piatti ma anche grigliate e gratinati buonissimi.

Pranzo al quinto quarto di Cesenatico 6 posti dove pranzare (bene)
Quinto Quarto a Cesenatico

La Sardineria a Cesenatico

A due passi dalla spiaggia, dalla ruota panoramica e dal grattacielo, in una strada ombreggiata dove non manca mai la brezza marina, c’è La Sardineria. Piattoni abbondanti e, ça va sans dire, buonissimi. Spiedini e primi piatti in particolare.

Un primo piatto alla Sardineria di Cesenatico 6 posti dove pranzare (bene)
La Sardineria a Cesenatico

La Saluma a Cesenatico

Forse alcuni conosceranno questo ristorante e il suo cuoco Roberto per la sua partecipazione alla puntata del programma “4 Ristoranti” di Alessandro Borghese. Per chi non l’ha vista: no, non ha vinto, penalizzato da una location… rustica. Tant’è, ma il cibo è spaziale.
Da pochi anni si è spostato in una via interna, a pochi passi dal mare. Adesso sulla location non si può più dire nulla. Non immaginatevi qualcosa di sciccoso però: alla Saluma si respira semplicità, condita con la tipica simpatia romagnola.
Andate e mangiate: gli antipasti con pesce crudo marinato, locale e di stagione, e il gratinato del giorno.

antipasto di pesce alla Saluma di Cesenatico 6 posti dove pranzare (bene)
La Saluma a Cesenatico

Che dire, buone fughe al mare e… buon appetito!

Le Divoratrici. Cipolle caramellate e inadeguatezza

le divoratrici lara williams blakie edizioni
le divoratrici lara williams blakie edizioni

Le Divoratrici è il secondo libro del bookclub di Cibook. Naturalmente é un libro che ha a che fare con il cibo, ma anche con l’idea di uno spazio comune in cui ritrovarsi, essere se stesse e condividere una passione. Un po’ quello che Cibook rappresenta per noi divoratrici di libri a tema food.

Persone anche molto diverse tra loro si ritrovano a scadenze regolari per trascorrere del tempo insieme, in nome di una predilezione comune. In questo periodo di confusione sentiamo più forte il bisogno di ancorarci alle nostre passioni, di ricercare un senso, di trovare un equilibrio. E di condividerlo con chi può capirci.

Le Divoratrici parla di giovani donne e cerca di rispondere alla domanda: cosa succede se smetti di rimpicciolirti costantemente, tutto il tempo, e invece ti ingrandisci?

Sto ingrassando a vista d’occhio a forza di crème fraiche e caramello salato, e ne vale la pena fino all’ultimo grammo.

Le Divoratrici – Lara Williams

C’è chi parlando di questo libro ha usato le parole “neofemminismo” e “fight club al femminile”. Sinceramente, al di là delle etichette, credo che il grande valore di questo libro stia nella potenza con cui racconta ad alta voce cose che di solito vengono solo sussurrate. Ciò che colpisce e arriva nel profondo è il suo modo intimo e diretto di raccontare faccende complesse come il legame indissolubile che esiste tra cibo e bisogno di amore, i disturbi alimentari, i desideri inascoltati e la sensazione di inadeguatezza.

l’inadeguatezza è una specie di voragine, nella misura in cui è quasi impossibile toccare il fondo delle tue stesse carenze.

Le Divoratrici – Lara Williams

Il tutto intervallato, o forse sarebbe meglio dire condito, da intermezzi culinari sulle cipolle caramellate, sugli spaghetti alla puttanesca o sul soufflé.

Questo libro lascia in bocca il sapore della libertà di esprimersi, nutrirsi, esistere, di appagare i propri desideri.

C’è una cosa che ho capito del desiderio, ed è che non passa mai, non proprio. però puoi ridimensionarlo, puoi piegarlo e metterlo accuratamente da parte. avevo come la sensazione di stare portando in qualche angolo del mio petto, dritto dietro alla mia cassa toracica, un forziere d’oro massiccio pieno dei miei bisogni e desideri. Continuavo a sollevarne il coperchio per buttarcene dentro degli altri. Si riempiva sempre di più, ma c’era ancora spazio. un po’ di spazio restava sempre.

Le Divoratrici – Lara Williams

Le divoratrici è un invito a scoperchiare una volta per tutte quel forziere, dare voce ai propri desideri e appagare il proprio appetito, qualunque esso sia. E infine, di occupare spazio, essere presenti, vive, energiche, consapevoli della forza del proprio corpo senza nasconderla o sminuirla ma anzi, celebrandola.

Mi sentivo solida, non più alla deriva.

Le Divoratrici – Lara Williams

Quattro aperitivi per corrispondenza. Le degustazioni enogastronomiche “Divano Edition”

Degustazione calici di vino
Degustazione calici di vino

Di questi tempi ci sarebbe un gran bisogno di aperitivi e serate spensierate all’aria aperta. La primavera ci fa pregustare terrazze appoggiate sotto cieli stellati, calici di vino sorseggiati su coperte da picnic con ulivi o filari di viti attorno. Tutto questo tornerà, ma in attesa possiamo trovare conforto nell’aperitivo per corrispondenza, o meglio nella nuova frontiera delle degustazioni enogastronomiche da divano.

Dalle wine box, ormai famosissime, ad altri contenitori di ore felici con vere e proprie degustazioni guidate: in questi mesi sono nati tanti progetti per non farci mancare nulla (o quasi) all’ora dell’aperitivo.

Partiamo dal vino per poi gettarci a capofitto nel mondo di Gin, Sake e… formaggi (che aperitivo sarebbe senza una degustazione di formaggi?).

Vinello

Come dicevamo, ormai le wine box sono conosciutissime e sono tanti i grandi nomi in questo “settore”. Qui però parliamo di una piccola startup tutta italiana: Vinello è un “wine club” nato per far conoscere le piccole aziende vitivinicole italiane e per dare la possibilità agli appassionati di vino di saperne di più attraverso corsi e degustazioni online.

Wineman

Ecco un’altra box di vini per corrispondenza ma questa volta si tratta esclusivamente di vini francesi. Tre al mese per l’esattezza e tutti di piccoli produttori, Vignerons Indépendants, poco conosciuti in Francia e pressoché introvabili in Italia. I Vini di Wineman sono da stappare “senza nessuna occasione particolare, perché la vita va festeggiata, ogni giorno!”.

Wineman calici di vino Parigi
Wineman

Gin Gang – In Gin we trust

E ora veniamo ai nostalgici dei cocktail. Nella box di Gin Gang c’è tutto il necessario per preparare un buon Gin Tonic: una bottiglia di Gin artigianale proveniente ogni volta da un posto diverso del mondo, acqua tonica e gli ingredienti e le guarnizioni per completare il cocktail. Ci sono perfino dei piccoli snack salati oppure dolci. Assemblate, chiudete gli occhi, bevete ed ecco che siete nel vostro locale preferito, Nina Simone in sottofondo.

Gin gang Gin tonic
Gin Gang

Lovely Sake Hangover – Sake&Wine BlindTasting

Facciamo subito una precisazione: il Sake non è un vino ma una birra, fatta con il riso fermentato. Non è sicuramente facile descrivere questa birra/liquore giapponese (liquore perché la gradazione alcolica è intorno ai 15-18 gradi). Per tentare di farlo, ecco le parole di Chicca Vancini, la Sommelier di Sake creatrice del progetto Lovely Sake Hangover:

Un sapore sconosciuto mai provato prima, alcol misto a sapidità. Ad ogni sorso più affascinante, gentile, meno alcolico.

Chicca Vancini è l’ideatrice di una “Sake experience” che si chiama Sake&Wine BlindTasting e che consiste in una degustazione guidata in compagnia di una bottiglia di Sake e una di vino naturale.

Le due bottiglie verranno “messe alla prova” in abbinamento allo stesso piatto. Questa Blind Box prevede un’ora di degustazione online in diretta, durante la quale si parlerà della storia e dei metodi di produzione del vino e del Sake scelti.

E ora veniamo ai formaggi di The cheese storyteller

Maria Cristina in arte The cheese storyteller ha ideato una box di formaggi con degustazione in diretta. Una vera e propria cassetta degli attrezzi per imparare a degustare e a fare i giusti abbinamenti. Un allenamento per i sensi e un viaggio per lo spirito.

cheese storyteller
Box degustazione – The cheese storyteller

Abbinate i formaggi ad un alcolico tra quelli sopra citati e rivoluzionate la vostra idea di aperitivo sul divano. Cin.

Bread, wine, chocolate. Vita, gioia, amore

bread wine chocolate libro Simran Sethi
libro Simran Sethi

Sono quel tipo di persona che si guarda il menu online e decide che cosa ordinare prima ancora di essere arrivata al ristorante. Se questa frase vi descrive, probabilmente anche voi amerete il libro di Simran Sethi Bread, wine, chocolate.

È un libro dedicato a chi prova un amore vero, puro e viscerale per il cibo. E a chi vuole salvarlo. Sì perché il cibo per come lo conosciamo oggi è in pericolo. Chi lo ha messo in pericolo? Beh, noi. Fortunatamente però abbiamo il modo di salvarlo ed è un modo incredibilmente piacevole. Partiamo dall’inizio, da una premessa fondamentale:

Dedizione e cura sono incompatibili con un sistema più grande che premia la quantità a scapito di tutto il resto; la qualità, in un contesto industrializzato, non accompagna il cibo in tavola.

Simran Sethi – Bread, wine, chocolate

Quindi come fare per salvare il cibo, quello buono, la vita di chi lo coltiva e l’ambiente che ce lo dona?

Per fortuna la soluzione è… deliziosa. Abbiamo il potere di salvare i cibi mangiandoli (e in qualche caso decidendo di non farlo). Garantirsi il piacere del cibo facendo scelte consapevoli e informate quasi automaticamente permette la salvaguardia della biodiversità e di chi la difende producendo o trasformando il nostro cibo. Attraverso ciò che mangiamo, i nostri gusti e le nostre scelte, possiamo trasformare ciò che si coltiva e si vende.

L’unica cosa che dobbiamo fare è imparare a degustare. Se impariamo a degustare impariamo a capire, impariamo a difendere, impariamo a garantire futuro al pianeta, ai contadini e agli artigiani del mondo.

Tutto parte dal gusto e dal piacere. Perseguirli, cercarli, scoprirli, è una delle avventure più entusiasmanti che ci possiamo concedere durante la nostra esistenza.

Carlo Petrini

Bread, wine, chocolate è un libro che parla di cibo ma, sotto sotto, è un libro sull’amore. Parla del gusto, ma in realtà è un libro sulla gioia.

E si fonda sulla tenace convinzione che

Il modo in cui mangiamo fa parte del più vasto mosaico del modo in cui viviamo. Il modo in cui trascorriamo le nostre giornate è il modo in cui trascorriamo la vita.

Simran Sethi – Bread, wine, chocolate

Soprattutto, è un libro che lascia una lezione preziosa, che si può provare a riassumere in quattro parole: Degustazione, Olfatto, Gioia e Amore.

Degustazione

Bread, wine, chocolate ruota tutto attorno al gesto di degustare il cibo. Non gustare, DE-gustare. Quelle due letterine fanno la differenza:

Degustare è un’altra cosa. Occorre andare piano, prestare attenzione e assaporare, con tutto ciò di cui disponiamo: orecchie, occhi, naso, bocca, testa, cuore. Degustare significa entrare in relazione intima con la sostanza che abbiamo scelto attivamente di ingerire, la birra che stuzzica la lingua, il cioccolato che si scioglie in  bocca.

Simran Sethi – Bread, wine, chocolate

Degustando e ascoltando pienamente tutto ciò che i nostri sensi ci rivelano, possiamo apprezzare in un modo nuovo ciò che già amiamo. Il nostro piacere diviene più intenso poiché si tratta di un piacere amplificato dalla conoscenza di ciò che stiamo mangiando e bevendo.

Degustare ci spinge ad essere presenti e aperti, ci insegna la pazienza e ci esorta a concederci la possibilità di provare.

Le esperienze di degustazione aiutano a chiarire cosa ci piace e cosa no, ma possono anche dare un senso a ciò che c’è tra i due estremi e insegnarci di più su noi stessi.

Leggi di cibo e ti ritrovi a leggere lezioni di vita.

Ogni nuovo boccone, ogni nuovo sorso possono cambiarci, se siamo presenti e aperti. Fate sì che la degustazione sia l’inizio di una più vasta esperienza sensoriale, scrivetene, parlatene ad altri, date spazio alle SENSAZIONI E aI RICORDI CHE AFFIORANO. poi fate la stessa cosa con tutto il resto, fatelo con i cereali della colazione, degustare diventerà un’abitudine.

Simran Sethi – Bread, wine, chocolate

Cercate di individuare gli aromi, i sapori e le parole per descriverli. Ma non siate severi con voi stessi, ci sono già troppe cose che ci procurano pena e ci fanno sentire inferiori, che non siano il cioccolato o il vino. Trangugiate cioccolato quando occorre, ma poi tornate ad assaporarlo lentamente.

Olfatto

L’olfatto è uno di quei sensi spesso trascurati quando si parla di gusto. Così come il tatto e l’udito. Tutti a guardare l’impiattamento, i colori e l’aspetto estetico di un cibo.

Certo, la vista influenza l’idea che ci facciamo di un piatto e quindi di conseguenza la nostra esperienza sensoriale di quel cibo: il naso annusa ciò che l’occhio vede. Ma anche il suono orienta la nostra esperienza: ciò che udiamo mentre mastichiamo, assaporiamo e perfino mentre apriamo una confezione, indirizza la nostra percezione della consistenza e influenza l’esperienza concreta del sapore.

Tuttavia il responsabile delle emozioni più profonde che il cibo sa regalarci è il naso.

Eh sì, perché l’olfatto è l’unico senso in grado di riportarci istantaneamente ad un momento o un luogo della nostra vita. Non male come potere. L’olfatto sa regalarci ricordi commestibili: Gli aromi stimolano i recettori del naso che mandano un messaggio al cervello. I segnali arrivano al sistema limbico che genera le nostre risposte emotive, compresa la formazione dei ricordi.

è così che gli odori possono riportarci all’infanzia come non possono fare altri sensi.

Simran Sethi – Bread, wine, chocolate

Amore e Gioia

Questo libro invita a prestare attenzione ai piccoli piaceri quotidiani, per riscoprirli e viverli in modo completamente nuovo. Per riconoscere che

l’amore più grande si può trovare nei posti più umili: nel primo caffè del mattino, in un morso di pane o in un pezzetto di cioccolato.

Simran Sethi – Bread, wine, chocolate

Qui si parla di saziare una fame che va oltre il nutrimento fisico. Ciò che è essenziale non si limita ai nutrienti. Ciò che è essenziale è ciò che da piacere, ed è in esso che troviamo significato e gioia.

Pane, vino, cioccolato, caffè, birra: appagano, stimolano, rilassano, nutrono in molteplici modi. Sono cibi che ci fanno alzare dal letto la mattina o con cui festeggiamo la sera, cibi capaci di cancellare gli insuccessi di una giornata, di calmarci e di ricomporci. Simran Sethi celebra con le sue parole e con la sua vita questi cibi molto discussi (alcuni sono considerati dei vizi) ma altrettanto amati.

Questo libro parla di cibo, ma è un libro sull’amore.

Questo libro parla del gusto, ma è un libro sulla gioia.

questo libro parla di cibo, ma in realtà parla della vita.

Simran Sethi

Cibook, il Bookclub Enogastronomico

cibook
cibook bookclub letterario enogastronomico

Per una grande appassionata di cibo, di libri e soprattutto di libri che parlano di cibo, Cibook è un sogno che si avvera. Cibook è il club letterario enogastronomico creato da Rossana Borroni, Chiara Ghiani e Jessica Cani in cui si leggono libri che celebrano il mondo del cibo e del vino.

L’idea di far parte di un bookclub è già di per se molto affascinante, ma quando le regole sono queste ancora di più:

«Non ci sono regole, se non aver voglia di leggere e mangiare»

Cibook Bookclub

Finalmente la possibilità di parlare per ore di cibo tra persone che non si stancano mai di farlo. E quale posto migliore di una enolibreria, una vinosteria o un bar-libreria per acquistare i libri del Bookclub? A Parma c’è Chourmo, enolibreria nel quartiere verace dell’Oltretorrente (ne ho parlato qui).

Il primo incontro del Bookclub è in marzo e il libro scelto è A che ora si mangia? di Alessandro Barbero.

A che ora si mangia? alessandro barbero cibook
A che ora si mangia? di Alessandro Barbero

Si tratta di un piccolo saggio che indaga da un punto di vista storico e linguistico i cambiamenti nell’orario dei pasti.

La realtà è che gli orari dei pasti sono una costruzione culturale e cambiano non solo da un paese all’altro, ma da una classe sociale all’altra e anche da un’epoca all’altra.

Alessandro Barbero

In particolare è interessante l’effetto provocato dallo slittamento nell’orario del pranzo tra Settecento e Ottocento: l’introduzione di un déjeuner, ovvero l’invenzione della colazione.

Per gli amanti della colazione ecco l’articolo che avevo scritto sul numero di Dispensa Magazine dedicato a quello speciale

momento di raccoglimento con noi stessi prima di essere spinti là fuori in mezzo a tutto il mondo,

un pasto a se stante, ancora non contagiato dalla smania della socialità e delle pubbliche relazioni.

DISPENSA N. 9 – MARTINA LIVERANI

L’introduzione di una colazione al mattino appena svegli sembra essere una conseguenza della “mollezza della vita aristocratica”:

I nuovi orari sono funzionali allo stile di vita delle classi oziose, una conseguenza della débauche aristocratica: si pranza tardi perché ci si alza tardi.

Alessandro Barbero

Se l’invenzione della colazione è cosa buona e giusta non si può dire lo stesso dell’altro effetto che questo cambiamento di orari ha causato: la scomparsa della merenda.

I puristi, sempre numerosi in Francia, si dispiacquero della strage di parole che la moda di pranzar tardi stava producendo, perché a scomparire non era solo la cena, ma la merenda (goûter); e cercarono di difendere almeno lo spuntino (collation), termine che però, come sappiamo, avrebbe avuto un futuro solo in Italia.

Alessandro Barbero

Che dire, appuntamento all’11 marzo con il primo incontro di Cibook e al prossimo mese per un nuovo libro.