I conti con l’oste è stato definito “uno spaccato senza peli sulla lingua del mondo della cucina e di chi ci lavora” e assimilato a “un libro di Anthony Bourdain”. Ora, sicuramente è un libro sulla cucina, sulle trattorie e sugli osti. Ma prima di tutto è un libro sagace e divertente. Un libro fatto di una scrittura fine e precisa, con la capacità di nominare e inquadrare perfettamente certe situazioni, certi luoghi, certe persone.

Leggendolo, oltre a imparare oggettivamente qualcosa in più sul mondo delle cucine, degli chef e delle “trattorie contemporanee”, sorriderete. A volte riuscirà a farvi sollevare un lato della bocca, beffardo, altre invece riderete proprio ad alta voce. Tommaso Melilli è mosso da una passione sfrenata per le cose gastronomiche e con ironia e diplomazia riesce a rendere un sollazzo perfino i procedimenti delle ricette.

c’è un’altra cosa che, stando dietro le quinte dei fuochi tutti i giorni, mi sembra di conoscere, e cioè le persone che cucinano e quelle che mangiano, o almeno le persone quando cucinano e quando mangiano.

In realtà Tommaso Melilli, parlando di cibo, di menu, di metodi di cottura, racconta qualcosa che va molto più in là della cucina: ci parla di noi, di dialetti, della vita di provincia, di quelle generazioni un po’ deluse ma che alla fine se la sono cavata.

“Se fai un menu con pochi piatti, bisogna sempre cercare di non ripetere nulla all’interno dello stesso menu […] se c’è una cosa fritta, sarà l’unica cosa che friggo quella sera,

una cosa fritta, una marinata, una bollita, un po’ di ricordi, un po’ di rabbia, non troppa nostalgia ma comunque un po’ si, sicuramente qualcosa di piccante, non troppi rimpianti, se possibile fare arrivare a un certo punto gli indiani, ma anche un po’ di sentimenti.

Penso che il grande pregio di questo libro stia nel riuscire a partire da una tovaglia di plastica per arrivare a parlare della “cura per le cose non strettamente necessarie” che “è una delle poche certezze che ci permettono di restare umani”. La naturalezza con cui riesce a staccare frasi del genere ti fa rimanere bloccato lì, a contemplare il fatto che scrivendo di cibo e di cucina si riesce ad arrivare nel profondo.

Tutto ciò con una costante, delicata e preziosa attenzione per il femminile. Che, lasciatemelo dire, in un libro che parla delle cucine dei ristoranti, luoghi notoriamente militari e maschilisti, non si era mai vista.

I conti con l’oste ti lascia in bocca quel gradevole retrogusto di un accostamento ben riuscito. Melilli è un cuoco, ma è anche, chiaramente, uno scrittore. E di quelli bravi.

l’oste ci guarda negli occhi per capire cosa può fare di buono per noi. E c’è un motivo se ci guarda negli occhi: perché vuole capire cosa vogliamo, perché l’oste sa perfettamente che noi, cosa vogliamo, non lo sappiamo quasi mai.